Nasce presso il percorso della via Flaminia, a Campello sul Clitunno tra Spoleto e Foligno, e scorre per 60 km passando per Pissignano, Cannaiola, Trevi e Bevagna, per gettarsi infine presso Cannara nel fiume Topino, affluente a sua volta del Chiascio e quindi subaffluente del Tevere.
Conosciuto già nell'antichità (Clitumnus), aveva come nume tutelare il dio Giove Clitunno, venerato nel tempietto adiacente. Lì il mese di maggio si tenevano in suo onore i sacra clitumnalia. Il tempietto andò distrutto in epoca imperiale, ma in epoca longobarda fu ricostruito, in parte con i materiali originali. Virgilio nel secondo libro delle Georgiche si sofferma sulla particolare bianchezza dei tori e delle greggi, che «saepe tuo perfusi flumine sacro,/ Romanos ad templa deum duxere triumphos» (bagnati nella tua sacra corrente hanno guidato al tempio degli dei i trionfi dei Romani) (vv.146-148).
La bianchezza dei tori e la limpidezza delle acque erano celebri al punto che la ricordarono Properzio, Silio Italico, Stazio, Giovenale e Claudiano.
Virgilio fa riferimento al trionfo dei Romani: infatti durante la seconda guerra punica essi, alleatisi con gli Umbri, costrinsero Annibale alla fuga in seguito a una battaglia nei pressi di Spoleto (217 a.C.).
All'epoca il fiume sembra fosse navigabile e che avesse dunque una portata maggiore. In proposito ci è rimasta una famosa lettera di Plinio il Giovane. Oggi non è che un fiumicello. Un tempo sulle sue rive sorgevano fastose ville, mentre ora non ci sono che sporadiche e modeste case. Il cambiamento fu dovuto secondo alcuni studiosi alle conseguenze del grande terremoto di Costantinopoli del 446.
L'età moderna non è stata meno sensibile di quella antica nel fare riferimento al Clitunno: Thomas Macaulay lo rievoca nel suo Orazio (Canti di Roma antica), Byron nel quarto libro dell'Aroldo, e il poeta polacco Ladislao Kulczycki ha consacrato al fiume celebri versi dedicati alla nobildonna perugina Alinda Brunamonti, anch'essa foriera di richiami al sacro fiume nei propri componimenti.
In Italia il rimando più evidente va a Giosuè Carducci, che prese spunto da un breve soggiorno spoletano del giugno 1876 per scrivere Alle Fonti del Clitumno, poesia composta tra il 2 giugno e il 21 ottobre dello stesso anno, pubblicata nelle Odi barbare l'anno seguente e intessuta di rimandi testuali alla classicità.
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