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Monumenti e luoghi d'interesse

  • Il Duomo o cattedrale di Santa Maria assunta, sorto nel 1067 sui resti di una chiesa del IX secolo. Notevoli gli affreschi del Pinturicchio nella cappella Eroli e di Filippo Lippi nell'abside della navata centrale.
  • La chiesa di San Salvatore (IV-V secolo, con rifacimenti longobardi dell'VIII secolo), fra le più antiche basiliche di origine paleocristiana in Italia.
  • La chiesa di Santa Eufemia (XII secolo), costruita nell'area di una insula, di cui restano mosaici e mura (e che costituisce un raro caso italiano di chiesa romanica con i matronei).
  • Il monastero di Sant'Agata e la chiesa di San Pietro.
  • La chiesa di Sant'Ansano, del primo medioevo, costruita sul sito del tempio romano dedicato a Giove, riconoscibile ancora nella cripta.
  • Le chiese romaniche di San Gregorio Maggiore, San Domenico, San Ponziano, San Giuliano e San Paolo inter vineas.
  • Il complesso monumentale di San Nicolò.
  • La chiesa della Manna d'oro.
  • La chiesa di Santa Maria della Consolazione
  • La chiesa dei Santi Giovanni e Paolo: con un affresco raffigurante l'uccisione di Thomas Becket, avvenuta nel 1170, ad opera di Alberto Sotio, solo di pochi anni successivo all'episodio raffigurato (la chiesa fu consacrata nel 1174).
  • Ponte delle Torri
  • La Rocca albornoziana: sorge alla sommità del colle Sant'Elia da dove domina la valle umbra. Possiede due cortili interni e sei torri, tra cui quella comunemente chiamata "della spiritata", e la "camera pinta", affrescata con dipinti quattrocenteschi.
  • Il Ponte sanguinario, di epoca romana, attualmente al di sotto del piano stradale, riscoperto solo nel XIX secolo. Si trova esattamente in corrispondenza dell'attuale centro viario di piazza della Vittoria ed è visitabile scendendo una rampa di scale che parte direttamente dalla piazza; lungo 24 m ed alto 9, risulta essere in ottimo stato di conservazione; è costituito da blocchi di travertino squadrati che compongono tre arcate, di cui una ancora interrata. Il ponte permetteva alla via Flaminia di oltrepassare il torrente Tessino, che oggi scorre qualche decina di metri più a nord-est; quando questo gradualmente cambiò sede, il ponte restò semplicemente un tratto della via e col tempo venne interrato. Il nome è probabile che derivi dall'antica e vicina porta Sandalapius, ma la tradizione popolare lo associa alla vicinanza dell'anfiteatro romano, dove si ritenevano avvenuti molti martirî.
  • L'arco di Druso, romano, costruito lungo il tracciato urbano della via Flaminia, che introduceva al foro (sito attuale di piazza del Mercato), eretto nel 23 d.C. in onore di Druso minore.
  • Il palazzo Spada, sede del Museo del tessile e del costume.
  • Il palazzo Racani Arroni, con i suoi graffiti monocromatici cinquecenteschi.
  • Il ponte delle Torri, lungo 230 m, monumento simbolo della città: è un acquedotto romano-longobardo secondo alcuni, tardo-medievale secondo altri, unico nella sua altezza di 82 m. Il monumento è interessato da un delicato intervento di monitoraggio dello stato tensionale delle murature. Esso viene considerato un'anomalia per l'epoca della sua costruzione: di fatto, raramente nella stessa epoca vennero costruite opere di uso civile di tale imponenza. L'opera viene celebrata da Goethe nel suo Italienische Reise.
  • L'elegante Casa romana del I secolo d.C., appartenuta a Flavia Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano, decorata con pavimenti e mosaici ancora intatti.
  • La Torre dell'olio, del XIII secolo, e la porta Fuga: la prima così chiamata perché da essa, in difesa della città, si soleva gettare olio bollente sui nemici che assediavano la sottostante porta Fuga, appartenente alla prima cinta muraria urbica); si narra che molti nemici, i più illustri Federico Barbarossa e Annibale, subirono ingenti perdite da questa strategia di difesa (da cui il nome "Fuga" della sottostante porta)
  • Palazzo comunale, del Duecento
  • Diversi palazzi del XVIII secolo: palazzo Collicola (sede del Museo Carandente, Palazzo Collicola - Arti visive, con opere di Calder, De Gregorio, Pomodoro ed altri), palazzo Campello e palazzo Ancaiani, sede del Centro italiano di studi sull'alto medioevo.
  • Il Teatro romano, utilizzato in epoca medievale come cava di pietre a servizio in particolare dell'edificazione della Rocca, del vicino palazzo Ancaiani e della torre campanaria del Duomo (data l'origine romana del materiale di recupero, molti simboli pagani, come ad esempio i falli alati portafortuna, sono tuttora visibili sul campanile della cattedrale.
  • Il teatro Caio Melisso, di origine seicentesca, abbandonato dopo l'inaugurazione del Nuovo e successivamente riabilitato.
  • Il Teatro Nuovo "Gian Carlo Menotti", del 1864, progettato dall'architetto Ireneo Aleandri e voluto dalla borghesia cittadina per l'insufficiente capienza del già esistente teatro Caio Melisso. Con i suoi 800 posti e l'ampiezza del palcoscenico di 25 m, risulta essere il più grande Teatro all'italiana dell'Umbria[senza fonte]. Il 29 giugno 2007, in occasione dell'avvio della cinquantesima edizione del Festival dei Due Mondi, il teatro è stato riaperto al pubblico dopo un restauro durato 3 anni. Nel 2010, il Teatro è stato intitolato al maestro Gian Carlo Menotti.
  • L'auditorium della Stella.
  • Il Laboratorio di scienze della terra.
  • Il Museo archeologico nazionale, ubicato all'interno dell'ex monastero di Sant'Agata e comunicante con il Teatro romano; contiene reperti che illustrano la storia della città dalla protostoria al periodo tardo antico, nonché una sezione sul territorio della Valnerina in epoca preromana e romana.
  • Il Museo diocesano.
  • Il Museo nazionale del ducato di Spoleto, ubicato all'interno della Rocca albornoziana, che conserva numerose testimonianze altomedievali riferite al periodo della dominazione longobarda.
  • La piazza del Duomo e la relativa scalinata.
  • La piazza Del Mercato.
  • le vie di Fontesecca e dei Duchi dove sono ancora visibili (ed utilizzate) le antiche botteghe medioevali.
  • Cinte murarie urbiche: Spoleto presenta due cinte murarie urbiche: la prima sorta in epoca pre-romana, le cosiddette "mura ciclopiche", era costituita da enormi blocchi di pietra squadrati e racchiudeva l'agglomerato urbano precedente allo sviluppo medievale e dunque era molto più contenuta nell'estensione. Un esteso tratto di questo primo impianto è ancora oggi visibile in via Leoncilli, dove è visibile pure il rudere di una torre appartenuta alla cinta. Altri tratti sono stati di recente riportati alla luce a seguito di lavori. La seconda, di epoca medievale, realizzata a seguito del grande sviluppo medievale della città e alla formazione di borgate lungo le vie di accesso della città (Flaminia e Nursina). Proprio da questa seconda opera civile si evince lo sviluppo prevalentemente medievale e la grandezza della città dell'antichità: la cinta muraria in questione è a tutti gli effetti un'anomalia urbanistica difficilmente riscontrabile in altri impianti della stessa epoca in quanto le mura presentano uno dei più lunghi tratti rettilinei costruiti in epoca medievale (il tratto misura più di 1 km, è collocato nella zona più bassa e pianeggiante della città ed oggi risulta correre parallelamente a via Martiri della Resistenza). Durante il ventennio fascista alcuni tratti delle mura medievali furono demoliti per consentire la costruzione di altre opere. Il tratto delle mura medievali più scosceso ed impervio è stato recuperato e restaurato in occasione dei lavori più recenti.
  • Teodelapio di Alexander Calder: una scultura monumentale "stabile" , dello scultore statunitense Alexander Calder, alta 18 metri, che fu realizzata nel 1962 nel piazzale della stazione ferroviaria per la mostra "Sculture nella città", in occasione del Festival dei Due Mondi di quello stesso anno. La scultura poggia direttamente sull'asfalto della piazza e funge quasi da rotatoria, secondo le precise intenzioni dell'autore dell'opera, che la immaginò immersa ed attraversata proprio dalla caoticità del traffico cittadino.


Bellezze naturali

  •     Il Bosco sacro del Monteluco, una lecceta secolare che ricopre i pendii e la sommità del Monteluco, attraversata da numerosi sentieri escursionistici che partendo dal ponte delle Torri raggiungono numerose località di interesse storico e naturalistico. All'interno della foresta si trovano diversi eremi di fondazione francescana, mentre alla sommità del Monteluco sorge il convento francescano del XII secolo. La frase di san Francesco d'Assisi, "Nihil jucundius vidi valle mea spoletana", in riferimento alla valle umbra, è riportata su una lapide posta al Belvedere del Monteluco.
  • Passeggiata panoramica del "giro della Rocca", che circonda la sommità del colle Sant'Elia, su cui sorge la Rocca albornoziana e l'attiguo sentiero "giro dei Condotti", con panorami sulla Valle umbra e su Spoleto.


Visitarono Spoleto:

  • nel giugno del 1876, Giosuè Carducci, inviato come ispettore al liceo di Spoleto e volle visitare le Fonti del Clitunno, a mezz'ora di carrozza dalla città, traendone ispirazione per una delle Odi barbare, intitolata Alle Fonti del Clitunno.
  • Johann Wolfgang von Goethe vi soggiornò nel 1786, descrivendo con ammirazione il ponte delle Torri nel Viaggio in Italia.
  • il 28 aprile 1911 lo scrittore tedesco Hermann Hesse, scrisse in una cartolina a sua moglie: "Spoleto è la scoperta più bella che ho fatto in Italia", "c'è una tale ricchezza di bellezze pressoché sconosciute, di monti, di valli, foreste di querce, conventi, cascate!"